mercoledì 21 agosto 2013

Alice e gli echi del passato- Ambra Pellegrini





TITOLO Alice e gli echi del passato
AUTRICE Ambra Pellegrini
CASA EDITRICE Marco del Bucchia editore

TRAMA: La tranquilla comunità di Campo, piccola realtà immersa nel cuore della Toscana, viene scossa dal ritrovamento del corpo senza vita di un trentacinquenne brutalmente accoltellato, in apparenza morto per dissanguamento. Alla ricerca dell'assassino di una vittima non troppo innocente, l'ispettore Alicellen Ricci - seguendo lo spettro di un omicidio simile commesso molti anni prima - finirà fatalmente per doversi confrontare con ricordi cupi legati ad indagini irrisolte. (tratto da Del Bucchia editore)


LA MIA OPINIONE: In Toscana abbiamo un modo di dire che può sembrare demodè, ma vi assicuro essere ancora in uso: "ganzo". Il termine, tipicamente giovanile ma in voga anche in altre generazioni da decenni, indica qualcosa di divertente e stimolante e riassume bene ciò che pensavo mentre leggevo questo giallo, ben architettato, frizzante e accattivante. Conosco Ambra da moltissimo tempo, abbiamo frequentato insieme il corso di scrittura creativa quando ancora nutrivo ambizioni letterarie, per cui sono molto, molto felice di vedere questa sua evoluzione. L'avevo lasciata quando ancora era alle prese con racconti brevi ma incuriosita e intrigata dal romanzo giallo ed eccolo qua, il suo prodotto. Anzi, il secondogenito se non ricordo male. Devo dire di avere una ammirazione speciale per chi scrive gialli, in quanto lo ritengo un processo talmente complesso da rimanere un mistero per me: organizzare la trama, disseminare gli indizi, senza scadere in ovvietà e poi, non da poco, c'è la parte di ricerca dell'arma del delitto, i suoi effetti, insomma tutto quello che rende un giallo credibile. Per me è un'impresa erculea, dato che mi fermo molto spesso a quel magico momento di creatività in cui mi appare l'incipit di una storia... che poi rimane lì.
Ritornando a noi, all'inizio ero un po' spiazzata dalla particolarità della protagonista, una poliziotta con un passato da ballerina, ma poi questa ragazza così umana, piena di dubbi e insicurezze mi ha conquistata e l'ho amata, anzi, adesso lancio un appello all'autrice: la vorrei veder ballare! Ci sono molti riferimenti alla danza in questo romanzo, ma mi piacerebbe anche vederla esercitarsi, come se fosse un suo yoga personale, per rilassarsi e concentrarsi meglio sulle indagini. Insomma, ancora più danza! Anche se devo dire che tenere i piedi in quinta durante un interrogatorio non è da tutti i giorni... Dico così perché pare proprio che a questo libro ne potrebbero seguire altri, a quanto è stato detto alla presentazione a cui ho assistito.
Filippo è il collega di Alice e devo dire che è molto ben caratterizzato, con quelle sue manie da perfezionista maniaco della pulizia, e risalta tanto da affezionarcisi. Io vedrei bene anche un racconto con lui protagonista, come spin-off.
Un momento di amarcord c'è stato quando è spuntato fuori un vecchio personaggio di Ambra, conoscenza dei tempi del corso di scrittura. Non si tratta di omonimia, come mi è stato spiegato è proprio lo stesso personaggio che non aveva ancora finito di parlare con la scrittrice. Mi è piaciuto molto questo riallaccio col passato, un vero e proprio eco appunto, che esula la storia e si intreccia con la vita dell'autrice. So quanto sia gelosa delle trame (e a ragione), quindi non ne menzionerò qui il nome, ma sappiate che io lo conoscevo già da prima! Ecco!
Insomma, che ne penso? Che è da leggere, è veramente ganzo, ben strutturato e ci offre uno spaccato dei mille volti dei classici soggetti di paese, figure "di spicco" sempre attente a non rovinare la propria reputazione con gossip e scandali. E se il finale vi sembra un po' sdolcinato... sappiate che a fine lettura ho detto solo una parola a Marito: "Diabolica!"


IN DUE PAROLE: frizzante e accattivante

venerdì 9 agosto 2013

Il battello del delirio- G.R.R. Martin


TITOLO: Il battello del delirio
AUTORE: George R.R. Martin
EDIZIONE: Gargoyle 

TRAMA: Fiume Mississippi, 1857. Il ghiaccio di un gelido inverno ha appena distrutto la flotta commerciale del capitano Abner Marsh. Privo di assicurazione, il vecchio armatore si ritrova solo, in bancarotta, disperato. Ma ecco che, inaspettatamente, un bizzarro straniero di nome Joshua York si offre di rilevare la metà della sua compagnia di navigazione in rovina, mettendo sul piatto una cifra spropositata. Ma non è tutto. York intende investire il proprio denaro nella costruzione del battello più lussuoso, più bello e soprattutto più veloce che abbia mai solcato le torbide acque del Mississippi, e per di più ne offre il comando al capitano Marsh. L'unica condizione posta da York è semplice: gli ordini da lui impartiti saranno pochi, ma per quanto strani o assurdi possano sembrare, ogni qual volta verranno emanati, Marsh dovrà assicurarsi che essi vengano eseguiti alla lettera, senza fare domande. E così il nuovo gioiello del fiume, battezzato Fevre Dream, inizia il suo viaggio. Tuttavia, man mano che il battello discende il tortuoso corso del Mississippi, Marsh prende a insospettirsi sempre più. Perché il misterioso York si fa vedere soltanto di notte? Come mai lui e i suoi amici si dissetano ogni sera col disgustoso vino nerastro della sua riserva privata? Quando la verità sarà finalmente rivelata, il capitano dovrà scegliere da che parte stare... (tratto da www.ibs.it)

LA MIA OPINIONE: Mi ero detta "Non farlo", non leggere mai più libri di vampiri, che tanto lo sai, ci rimani male. Sembra che ultimamente la mania di scrivere di vampiri, zombie, mannari non finisca più di inondare gli scaffali delle librerie di romanzi dalle copertine bluastre o purpuree, ammiccanti e invitanti ma senza molti spunti originali all'interno. Non tutti sono la Meyer che ha tirato fuori dal cappello i vampiri luccicosi facendo di un'idea trita e ritrita un grande successo commerciale. Alcune idee sono appunto, trite e ritrite soltanto. Chi legge YA e Urban Fantasy potrà aversene a male, ma credetemi, se avete qualche anno di più e avete letto per la gran parte della vostra vita, le novità alla fine scarseggiano e questi libri si assomigliano un po' tutti. Personalmente trovo anche la Rice poco stimolante dopo un po'. Alcune delle saghe che adesso vanno per la maggiore, le avevo lette in inglese anni fa, ravanando negli scaffali della Waterstone e mi sono venute a noia, alla grande.
Detto questo, non dovevo leggere neanche il libro di Martin. Ma si sa, ci sono scrittori che affascinano sempre e comunque e quindi ho ceduto alla curiosità. Volevo vedere come Martin sapeva scrivere di vampiri, come (mi auguravo) avrebbe travolto il mio giudizio che vede solo due libri ammissibili nell'universo dei succhiasangue, Dracula e Intervista col vampiro. Ero partita con moltissime aspettative e non credo ci sia cosa peggiore. 
Infatti, non mi ha sconvolto. Mi è piaciuto, l'ho letto affascinata, divertita, ma non rapita; insomma, se Martin ha travolto qualcosa sono state le mie aspettative sul romanzo. Invece dei vampiri, il vero protagonista è l'umano, umanissimo capitano Abner Marsh, uno dei personaggi che porterò di più nel cuore e meglio riusciti di Martin (e devo dire che a fronte dell'epopea di Westeros il paragone si fa duro!). Abner è l'umanità incarnata, bestemmiatore vanesio, iracondo, speranzoso, tendenzialmente buono, corretto (ma non fino al punto di perdere una gara fra battelli!), ristretto di vedute e con una cultura limitata, ma capace di entrare a modo suo nel mondo della notte che gli viene spalancato davanti dall'incontro con York. Non riuscirà mai a comprenderlo fino in fondo, ma rispetterà le diversità come farebbe con qualsiasi altra razza, con riferimenti espliciti al razzismo degli anni della schiavitù nera. Ecco, Marsh non arriverà mai a capire fino in fondo la presenza dei vampiri nel mondo, ma accetta York (e quindi anche l'esistenza di altri della sua specie) in virtù di alcuni capisaldi della propria natura, tra cui il codice del fiume, che vuole sincerità e rispetto tra soci. E il vincolo con York non si dissolverà neanche col passare del tempo, quando anni dopo, ormai anziano, trova la forza di soccorrere lo strano socio. La grande dicotomia bene/male, che a dire il vero mi ha anche riempito le tasche del cappotto da lettore, si trova pure qui, espressa nel rapporto tra protagonista e antagonista, ma senza sdolcinature o assolutismi. La cosa che mi aveva fatto storcere un po' il naso all'inizio era la visione messianica di York, che poi però si riassorbe nello scorrere degli eventi.
 Martin riesce a dare una spiegazione alla presenza dei vampiri nel mondo con la teoria di una seconda razza, simile alla nostra, ma più forte, quasi immortale, incapace però di riprodursi in gran numero. Devo dare atto al grande scrittore di aver trovato un'idea originale per un tema così ampiamente sfruttato. Niente superstizioni, niente magia, solo scienza. Una visione diversa del mondo degli antichi predatori, che sinceramente suggerisco di leggere per prendere le distanze dagli stereotipi di molti romanzi del genere. Sinceramente alla fine a me è piaciuto più il ritratto della vita fluviale sul Mississippi che altro, i battelli così amati dai proprietari da acquisire un anima, la vita degli schiavi neri e la New Orleans del diciannovesimo secolo. Insomma, non mi ha suscitato paura né orrore (non più di un qualsiasi libro delle Cronache...), per cui rientra male in una categoria, ma a questo Martin ci ha abituato. Un esperimento lo definirei, riuscito e molto piacevole. E Abner Marsh entra a pieno diritto nella categoria dei miei personaggi preferiti di sempre!

IN DUE PAROLE: evocativo ed originale

Rose Libris