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venerdì 1 agosto 2014

Ogni nuovo inizio parte da una fine...


Credo che pochi posti siano importanti per un lettore quanto la libreria preferita. Essa diventa non solo il negozio dove comprare libri, ma un luogo di scambio di emozioni e di opinioni, dove si incontrano altri clienti abituali (si spera) e si stringono nuove conoscenze. Se la sintonia con i proprietari è buona, si passa di lì anche per prendere un caffè insieme e diviene difficile non fermarsi anche solo per un saluto tutte le volte che si passa da quella strada. A tutto questo sommate che vivo a cinque minuti a piedi dal negozio e due proprietari su tre sono miei cugini, mentre con l'altro siamo diventati buoni amici. Sommateci che Marito è un collezionista di libri, sempre alla ricerca della edizione rara, perfetta e che solo un maniaco della cura al cliente come mio cugino Luca poteva soddisfarlo... Era un idillio.

Ieri, per motivi di cui non parlerò nell'articolo perché molto personali, la libreria in questione ha chiuso, dopo nove anni di attività. Andrò in centro e non ci sarà più il mio luogo di ritrovo preferito, dove sprofondare nelle comodissime poltrone di pelle per "consultare libri" (sì, certo, poi in realtà diventava salotto ciarliero!). Mi direte, ne troverai un'altra, di librerie ce ne sono tante (ma nella mia città non è così vero, in quanto non abbiamo mai brillato per cultura), ti abituerai, certo certo. Il tempo passa e porta via tutto.

Quello che vorrei non portasse via, sono le bellissime emozioni che quel posto mi ha donato. Quindi, per non mettermi a piangere, vorrei parlare di queste e non di quanto mi mancherà, né delle polemiche che vengono fuori quando chiude una libreria. 

Vorrei ringraziare Luca, Fabio e Gabriele per gli anni di impegno e cura, per aver sempre dato una risposta educata e informata ai clienti e, devo dire che passando dal negozio anche solo per cianare un po', di richieste strane ne ho sentite. Vi vorrei ringraziare perché i libri li avete sempre letti e non solo venduti. Per avermi risposto anche mentre ero a Londra, davanti a un'edizione speciale di Beatrix Potter, per consigliarmi se prenderla o meno. Per aver avuto la possibilità di ordinare i libri via Facebook, Whatsapp o sms. Per aver condiviso gli scleri da Trono di Spade. Per avermi procurato la sceneggiatura di Downton Abbey. Per aver sempre selezionato e messo via la copia migliore e intonsa per mio marito. Per avermi fatto conoscere la lettura digitale e aver sempre trovato il tempo di assistere i clienti con i Kobo, anche se non vi sarebbe convenuto più di tanto. Per essere stati sempre col sorriso sulle labbra, anche ieri sera, anche con l'ultima cliente, per il vostro tocco umano. Per l'alcool fatto girare dai vostri amici fuori dal negozio, che erano tutti lì, a riprova di che persone splendide siete. Per le vostre lacrime una volta girata la serratura e spenta la luce.

Vi auguro una buona vita ragazzi, tanti anni di sacrifici non possono che portare a una nuova, migliore avventura.


La vostra "giugina" e amica, 
Rossella

mercoledì 23 ottobre 2013

Il pendolo del lettore

Salve a tutti,
oggi vorrei parlare di uno stile di vita che mi è ormai ahimè familiare da 13 anni, ovvero quello del pendolare. Una vita costellata di ritardi, scioperi, cancellazioni, incendi, alluvioni, incidenti, suicidi sui binari e chi più ne ha, più ne metta. Ogni mattina ci svegliamo con l'ansiolitico pensiero "Sarà puntuale oggi?" (sto parlando dei tempi ante quem ProntoTreno, quegli anni oscuri che erano il primo decennio del Duemila), terrorizzati di fare tardi all'esame, al colloquio di lavoro (che poi a volte ti scartano proprio per il tuo essere un umano in movimento), all'incontro con i clienti e così via. Non voglio pensare alle rughe che accumulo ogni giorno, ai biglietti del bus sempre nel portafoglio (perché alla peggio ti infili nel traffico dell'ora di punta, sapendo che ci metterai solo un'ora e mezzo per fare 20 km), al treno delle 8,03 che sembra sempre più un carro bestiame a inizio anno accademico, a quello delle 18,38 che carro bestiame lo è sempre, tutto l'anno... Insomma, questo articoletto non riguarderà tanto le gioie di questa vita dinamica e sportiva, ma il lato che più o meno ci accompagna un po' tutti, noi martiri del rito quotidiano del treno, ovvero la lettura.

Non iniziai subito a essere un pendolare. Mi ci volle un po'. Perché non basta prendere il treno tutti i giorni per andare all'Università per essere definito tale. Il pendolarismo è uno stile di vita, una fede. Il Vero Pendolare sa tutto di tutte le fermate del treno, sa dove scendere e cambiare in caso di ultra ritardo di quello solito, sa a che binario trovare la coincidenza, conosce il Memorario a memoria, appunto, sa dirti quale treno ci sorpasserà a Sesto Fiorentino e perché ci si ferma sempre tra Rifredi e Santa Maria Novella, senza motivo apparente (perché deve passare l'Italo o il Freccia di turno), insomma, ci vuole esperienza per essere definito un Vero Pendolare. Molto spesso ci vogliono anni, in cui il carattere si forma sulle inadempienze del personale Trenitalia, sulla mancanza di orari appesi alla tua micragnosa stazione che non ha neanche una vera biglietteria, ma macchinette che o sono senza resto o si bloccano a metà percorso o sono oggetto della concupiscenza dei vari tossici che girano lì intorno.
All'inizio, parlavo. In treno parlavo. E quello è il primo tratto distintivo del Novello Pendolare, quello che si dà appuntamento con gli amici e addirittura cerca quattro posti vicini. Credetemi, quello non è essere professionisti del settore, non per egoismo, ma perché è una questione di sopravvivenza. Non so quante ore, anni della nostra vita sono spesi in quelle carrozze, per cui a un certo punto l'istinto si sviluppa, volente o nolente. Si impara a isolarci dal mondo, a non sentire la telefonata del tipo accanto (che in genere parla di: malattie, situazione economica personale, situazione sentimentale propria/ dell'amico vicino al tuo orecchio), a rendere quel posto, se c'è, un po' nostro, un po' casa nostra. E qui arriva il libro.

Il libro è l'alleato più potente del Vero Pendolare. Avete presente quando rientrate dal lavoro, con i piedi gonfi e quelle quattro paroline che vi sono rimaste in gola mentre parlavate con il cliente o il vostro capo, quando avete magari preso pure l'acqua e sapete che il gatto affamato avrà fatto pipì sul divano mentre eravate via, per protesta? Ecco, quel momento. In quel momento arriva il Viaggiatore Casuale che vuole fare quattro chiacchiere. A quel punto c'è solo una cosa da fare: tirare fuori un libro dalla borsa. Segnale inequivocabile per porre una barriera tra noi e mal di testa in agguato dal sedile di fronte. 
Un buon libro può appassionarci talmente tanto da farci dimenticare dove siamo, ovvero in un luogo dove la concentrazione umana per metro quadro rivaleggia con quello delle carceri italiane, trasportandoci a Beirut, Londra, New York, Praga, dovunque si svolga la trama. Una finestra che si apre nelle nostre menti, offrendo uno sfogo al nostro povero spirito, martoriato da tante disavventure. Può risollevarlo, facendoci rilassare prima di accendere i fornelli della cena, prima di incontrare la persona che amiamo e che rischieremmo di trattare al pari di residuo organico lasciato sul marciapiede da un cane. Il libro è di sicuro il migliore amico di un Pendolare. 

Il tipo di libro è indifferente, quello va in base ai gusti. Personalmente ho letto di tutto. Le caratteristiche fisiche però sono importanti: non troppo grande da non entrare in borsa, non troppo pesante, non troppo costoso, perché tanto si rovinerà comunque. Nella mia borsa ho sempre messo un sacchetto di plastica per avvolgerlo e proteggerlo dalla pioggia (esperienza madre di ogni conoscenza). Poi arrivò Lui. L'e-reader. La rivoluzione. Ora posso leggere malloppi, libri rari senza problemi, che tanto Lui pesa sempre uguale. Senza parlare della vanità concessa alle copertine che possono essere acquistate... 
Ultimamente sto leggendo le edizioni Sellerio e devo dire anche nel formato cartaceo sono l'uovo di Colombo. Piccolo formato, prezzo contenuto e peso accettabile. E anche la scelta degli autori non è male per passare una mezzora in piacevole compagnia. Al momento sto leggendo Malvaldi, spassoso conterraneo e devo limitare le mie reazioni a sghignazzamenti silenziosi per non infastidire gli altri passeggeri. O incuriosirli tanto da far partire una conversazione, interrompendo la lettura. Che è anche peggio...



(Disclaimer: non sono così asociale come sembro, sono buona... ma non interrompetemi mai mentre leggo in treno... è un consiglio!)



lunedì 27 maggio 2013

I luoghi del lettore... ovvero ove naufragar m'è dolce in questo mar... di parole...

Ciao a tutti i miei amici lettori,
oggi vorrei iniziare una nuova "rubrica", ovvero i luoghi del cuore dei lettori. Dove ci piace leggere, dove è bello sprofondare in un mare d'inchiostro, sia esso stampato o digitale. Ci sono sicuramente molti posti che amiamo, che ci ispirano sentimenti nobili o che sollevano semplicemente lo spirito. Mi viene da pensare al mio bellissimo "ufficio" all'aria aperta che non finisce mai di stupirmi della bellezza del genio umano e che ogni tanto mi fermo a guardare, come una scema, a bocca aperta, in mezzo alle persone. Ma non tutti i posti sono adatti alla lettura, all'immergersi nel mondo altro che troviamo nelle pagine dei nostri libri preferiti e quando ne troviamo uno ce lo teniamo stretto stretto, come un segreto da condividere con pochi. Ebbene, io vorrei invece parlare proprio di questi luoghi dove portiamo la nostra lettura fuori dalle case e dalle poltrone. Sul blog parlerò dei miei posticini, ma vi invito a partecipare, a postarmi sulla pagina Facebook i vostri luoghi del cuore.

Da dove partire? Durante il mio corso di laurea ho letto e studiato più o meno dovunque. Di solito in treno, ma non lo elencherei nella lista dei luoghi preferiti, quanto in quella dei posti "di necessità, virtù", ovvero dove ho imparato a leggere nonostante tutto... Nell'indecisione di scegliere un luogo familiare, inizio da lontano. Infatti questo post me lo ha suggerito una foto della New York Public Library. L'ho visitata durante il mio viaggio di nozze e non ho potuto fare a meno di rimanere a bocca aperta. Un bellissimo edificio dove i libri sono celebrati nella loro importanza e dignità. E, al contrario dell'altrettanta bellissima Library of Congress di Washington D.C., sono riuscita anche ad entrare nella sala da lettura. Ecco qui la parte aperta al pubblico:


Ovviamente, per non disturbare i lettori e gli studenti, una metà di questa immensa sala è chiusa ai visitatori. Devo dire che questo luogo mi ha regalato alcuni momenti di assoluto riposo e relax, seduta a uno dei tavoli e anche se non ho veramente letto libri qui dentro, ho capito quanto questo posto possa essere rigenerante per la mente e lo spirito. Avete presente quando un posto vi accoglie e vi fa sentire a casa anche a migliaia di chilometri e un oceano di distanza?

Sapete dove invece ho passato un'oretta in perfetta pace dei sensi? Sulla sabbia di South Beach a Miami, dove ho letto alcuni bellissimi racconti pubblicati su "Poets and writers". 

Complice il fatto che era gennaio, c'erano pochissime persone sulla spiaggia, nonostante i 28 gradi, e io e mio marito ci siamo stesi, distratti solo ogni tanto da qualche gabbiano curioso, immersi nella lettura... e dire che non ero mai riuscita a leggere in riva al mare prima! Certo, non tutte le spiagge sono uguali, ora ne ho avuto la prova. Non so se durante l'alta stagione della Florida questo luogo mantenga quest'atmosfera da oasi di pace (ne dubito altamente), quel che è certo è che quell'oretta passata così è uno dei ricordi più belli del mio viaggio di nozze!

Rose