venerdì 15 novembre 2013

Il mio nome è Nessuno- il giuramento (Valerio Massimo Manfredi)






Titolo: Il mio nome è Nessuno- il giuramento
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Casa editrice: Mondadori


LA TRAMA: 
Ulisse, Odysseo, Nessuno: l'uomo dal multiforme ingegno, il mito che solca i mari, l'eroe più formidabile e moderno di tutti i tempi è qui, in queste pagine. E ci parla in prima persona, raccontandosi con tutta l'umanità e il coraggio che lo hanno reso, lungo ventisette secoli, più immortale di un dio. Questo romanzo, primo di due volumi, segue Odysseo fino alla resa di Troia, grandiosa e terribile. Prima ancora che inizi il nòstos - lo straordinario viaggio di ritorno - l'avventura è costellata di incontri folgoranti, segnata da crisi profonde, dominata dall'intelligenza e dall'ardimento di un uomo capace, passo dopo passo, di farsi eroe. Attorno a lui, un intero universo brulicante di uomini, donne, imprese gloriose o sventurate. Una storia incalzante come i tamburi di guerra, tempestosa come il mare scatenato da Poseidone, piena di poesia come il canto delle Sirene. (tratto da: www.librimondadori.it)


LA MIA OPINIONE: Ho comprato il libro per amore della storia. Non avevo mai letto nulla di Manfredi prima e quindi per me era un illustre signor Nessuno (ironia della sorte!) di cui avevo visto il volto in tv e di cui conoscevo l'esistenza. Ma Ulisse era Ulisse, l'amore della mia infanzia, uno dei primissimi libri scelti di mia spontanea volontà in terza o quarta elementare e che lessi nel giro di un soggiorno al mare a Cattolica. Sì, i delfini, sì i gelati (ero comunque una bambina normale), ma vivere un po' di Odissea ogni sera rendeva tutto più bello. Non sono mai stata una lettrice veloce, i libri in genere li gusto, soprattutto se mi piacciono, cerco di farmeli durare. E infatti neanche questa versione di Ulisse è stata divorata, ma mi ha tenuto compagnia per ben un mese. Nel frattempo ho letto altro, ma ogni sera un capitolo de Il mio nome è Nessuno mi faceva compagnia, come novella della buona notte, lettura rassicurante in cui ritrovare amici di vecchia data. Tutto questo fino allo sbarco a Ilio, quando invece sono rimasta attaccata alle pagine, immersa fra gli eroi e piangendo Aias, Achille ed Ettore, odiando Paride ed Elena la cagna.
Prima di tutto, mi è piaciuto? Un sacco! Il mio amore smisurato per la mitologia greca si è unito alla nuova passione per uno scrittore che ha uno stile divino, che sa farti calare nel mondo e nella mentalità dell'epoca, che non sbaglia una virgola, in ogni senso, e che è capace di prendere una storia "vecchiotta" e renderla nuova, appassionante. Che ha fatto il signor Manfredi? Si è attenuto alla versione omerica, senza modernizzare la visione delle cose, del mito, facendo ragionare Ulisse come avrebbe fatto un uomo dell'epoca sua. Nessuna pietas cristiana, nessun razionalismo moderno, il mito si vive così come lo si sente raccontare e le domande che pur Odysseo si pone ("Dove è andata Alcesti?") non hanno e non possono avere risposta. Gli Dei vivono fra gli uomini, si incarnano, appaiono, sussurrano nel vento e tutto questo è normale. Gli eroi diventano tali con la loro vita, le armi di Achille appaiono dal mare, ma chi è la madre di Achille? Una dea o un fantasma? Questa versione del mito omerico mi ha ricordato, seppur con molte differenze, la scelta alla base de "La torcia" di Marion Zimmer Bradley, uno dei miei libri preferiti di sempre, dove anche lì l'elemento divino entra in contatto spesso e volentieri con la sfera umana, intervenendo e modificando il corso degli eventi. 
La seconda parte che riguarda l'assedio di Ilio l'ho trovata piuttosto breve. Avrei voluto magari cento pagine in più per poter gustare meglio alcuni eventi che invece scorrono quasi in sottotono: la morte di Ettore, quella di Achille, il cavallo. Non so spiegarmi come mai questi eventi siano stati quasi "trascurati". Per i primi due forse il motivo è che Ulisse racconta la sua visione e non essendo in prima linea li racconta così come li vive. Ma la conquista di Troia... Non so, spero sia stata una scelta dell'autore e non dell'editore. Se così fosse, se la cattivissima Mondadori avesse detto "Il libro è troppo lungo, pensi di essere Tolkien??", shame on you Mondadori! Gli amanti delle storie amano sentirle tutte! Se invece fosse una scelta stilistica, vorrei chiederne all'autore il motivo. Signor Manfredi, accetta un invito a cena? Mio marito fa una carbonara coi fiocchi!

IN DUE PAROLE: divino ed eroico

Nessun commento:

Posta un commento