domenica 2 novembre 2014

Lucca Comics & Games 2014- primo giorno



Piena di vita, piena di gente, non manca niente nella mia città...

Con queste parole di Massimiliano Poggi inauguro tutti gli anni la "settimana dei Comics". Fortunatamente per me, in un periodo relativamente morto per il mio lavoro, posso passare una settimana intera in una delle città che amo di più al mondo, Lucca. Così da un paio di anni a questa parte, il lunedì precedente all'inizio dei giochi, Marito ed io prendiamo armi e bagagli (il gatto no, lo lasciamo dai nonni che hanno il giardino e anche lui si può dire che vada in ferie...) e ci trasferiamo nel nostro amatissimo trilocale ai margini delle mura di Lucca. 
I giorni precedenti sono un'altra esperienza. A chi pensa di trascorrere qui il periodo della manifestazione, suggerisco fortemente di arrivare qualche giorno prima per vedere come si monta la fiera, per i berci degli operai (al lavoro fino a notte fonda), la tensione nell'aria, i lucchesi metà incazzati, metà intenti a sognare i soldi che intascheranno da lì a breve... Ironia a parte, è proprio bello vedere nascere qualcosa di bello, le aspettative palpabili nell'aria, il sottofondo musicale dato dai trolley che incessantemente solcano le stradine medievali del centro storico, i dialetti che si fondono nelle piazze. E poi c'è Lucca. Lucca è bella, non c'è nulla da dire. 

Come primo giorno devo dire che è andato piuttosto tranquillo. Complice un iPhone morto, la sveglia non è suonata e mi sono alzata che il sole già si avvicinava allo zenith... Quindi la mattina non ho idea di come sia andata. Ma quando di buon passo mi approcciavo alla cinta della mura, devo dire di non aver trovato la solita coda che partiva un km prima, quindi ritengo che il fatto che fosse giovedì abbia trattenuto molti nei sacrosanti luoghi di lavoro. Nei prossimi giorni ho ragione di pensare che le cose andranno diversamente. 

Cosa c'è di nuovo? Sul sito della fiera si trova di tutto di più, ma lasciatemi dire una cosa. L'Umbrella spacca. Di brutto. Quest'anno hanno preso un baluardo sulle mura PIU' le cannoniere e hanno messo su una cosa spaziale tipo "labirinto con gli zombie". Scusate se non ho un linguaggio tecnico, Marito lo chiamerebbe un dungeon, non so se il termine si applica pure alle ambientazioni con i non morti... E colonna sonora heavy metal. Non so se rendo. Fa tutto molto Tony Stark vs Zombie. Ci piace.



Poi c'è Feudalesimo e Libertà con i trampolieri che portano gli annunci dello Imperatore, la ghiandaia di Hunger Games in fiamme, la Bat Mobile, Big Hero che vi saluta dal prato davanti le mura, il villaggio medievale per Dragon age Inquisition etc. etc. etc.




A livello letterario, che poi è questo l'argomento del blog, devo ancora andare all'avanscoperta. La fila per Zerocalcare però credo che entrerà nella storia della manifestazione. Di solito alla fine di queste code o c'è lui o c'è Ortolani. Quest'anno è toccato a Zero. Domani entrerò nell'area Games e vi saprò dire cosa ho scovato. Ma la mattina si comincia con l'educational con Joe Abercrombie. Che figo. Vive pure nella seconda città dove vorrei vivere, oltre Lucca, Bath Spa. Più figo.

Vabbeh, vado a dormire col mio nuovo Sdentato. Che Marito è lungi dal tornare a casa (ah, i Comics).


Notte!!
Rose

martedì 14 ottobre 2014

Twilight- Stephenie Meyer


TITOLO: Twilight
AUTRICE: Stephenie Meyer
EDITORE: Fazi editore

TRAMA: la giovane Bella Swan si trasferisce da Phoenix a Forks, a vivere col padre, per evitare di dover seguire madre e patrigno in trasferimenti continui a causa del lavoro di lui. Forks non è esattamente un paradiso tropicale: probabilmente è la zona più piovosa degli Stati Uniti, dove ogni minimo raggio di sole è un avvenimento. All'inizio questo sembra essere il problema più grande di Bella, ma poi conosce i Cullens, anzi, diciamo che si scontra con uno di loro, Edward, il quale inizia ad evitarla apertamente. Ma un giorno, Edward le salva la vita in un modo che ha del miracoloso e da lì a scoprire la verità il passo sarà breve per Bella: i Cullens sono vampiri e l'attrazione che prova per Edward è forse la cosa più pericolosa che poteva provare in vita sua...

LA MIA ESPERIENZA: disclaimer: in questo post non sarò diplomatica, né oggettiva. Ci sarà la mia opinione nuda e cruda. 
Perché leggi Twilight? E' stata la domanda più ricorrente delle ultime settimane. Sì, settimane perché ci ho messo tantissimo a finirlo. E la risposta era sempre: sono curiosa di sapere perché ha avuto tanto successo. E poi volevo recuperare quello che sembra essere stato un punto di non ritorno della letteratura urban fantasy. Sicuramente molti altri prodotti sono stati pubblicati sulla falsariga di questo e volevo leggerlo. Beh. Sono stata accontentata.

Prima di tutto, ci ho messo tantissimo a finirlo perché mi ha annoiato a morte. La vita interiore di Bella, la prima persona narrante, è pari a quella di un criceto. O meglio, dei cani di "Up" (avete presente: "scoiattolo!!") dato che si sveglia solo alla parola "Edward". E dato che i suoi pensieri sono la parte principale del libro... ecco fatta la noia mortale.


(adoro UP e questi cani sono molto più svegli in realtà)


Come vampiri, non si fa altro che dire quanto siano belli, quanti siano fighi ed immortali, senza spiegare granché della natura vampirica (almeno nel primo libro, ma non mi addentrerò a leggere gli altri per scoprirlo). E poi... lo sapete tutti via... brillano al sole. Luccicano. Sembra il potere di una winx. Ma su questo sono stati versati fiumi e fiumi di critiche e non approfondirò quanto tutto ciò sia assurdo. E non perché non si possa cambiare le cose, ma si sente che la Meyer ha attinto a qualcosa, insomma, bene o male ha potuto avvalersi di secoli di letteratura vampirica e questa versione qui... beh, è un po' da centro commerciale via, una di quelle versioni edulcorate per famiglie che vengono vendute nelle feste di Halloween dei suddetti.

E poi veniamo al dunque, a questa storia d'amore così famosa... Premetto che credo di avere quei 20 anni di troppo per leggere questa romance, ma vogliamo parlare del rapporto morboso tra Bella ed Edward? Del vampiro che la guarda dormire perché è l'unico momento in cui può capire ciò che pensa, dato che la nostra parla nel sonno? O del fatto che Edward compare sempre all'ultimo momento, da vero principe azzurro su una Volvo argentata, per salvarla? Per non parlare di Bella che sa stare a malapena in piedi (ma perché poi? Se viene spiegato negli altri libri, ditemelo) e di Edward che la porta in spalla per gran parte del tempo? Prendiamo una delle loro conversazioni: dopo essersi stranamente innamorati (di lui sappiamo solo che è un figo spaziale, di lei che profuma in modo irresistibile per lui, finito lì), non fanno altro che dirsi quanto tengono l'uno all'altro, quanto si amano, quanto lui veglierà su di lei. Sinceramente, mi hanno fatto venire il diabete, eppure ormai si deve essere capito che amo le storie d'amore romantiche, ma questa... Per me, e qui farà un paragone forte dato che li detesto, è più stucchevole e inconsistente di un marshmallow!

E in fondo al libro arriviamo a quello che avevo sentito dire essere il tormentone della saga: ti prego fammi diventare un vampiro... Comprensibile, dato quanto sono belli belli in modo assurdo i nostri. Chissà se con la trasformazione Bella supererà anche i suoi problemi di equilibrio...

Ridiamoci su!
Dedicato ai nostri vampiri stilosi...


Non leggete questo libro se avete raggiunto i limiti di età per farlo. ;-)

giovedì 25 settembre 2014

La storia infinita- Michael Ende


TITOLO: La storia Infinita
AUTORE: Michael Ende
EDIZIONE: Corbaccio

TRAMA: il giovane Bastiano Baldassarre Bucci entra un giorno in un negozio di libri antichi. E' pingue e goffo e non brilla certo per coraggio. Afferrato da un istinto che neanche lui sa spiegare, ruba un libro dalla copertina rosso rubino decorata con due serpenti che si mordono la coda. Quel giorno decide non presentarsi in classe e si nasconde nella soffitta della scuola a leggere. Le ore passano ed egli matura l'idea di non tornare neanche a casa, dove lo attende un padre vedovo distrutto dal dolore e assente, che, nella mente del ragazzo, nemmeno noterà la sua assenza. Nel frattempo, il nostro protagonista vive le avventure di Atreyu, l'eroe che dovrà cercare il salvatore di Fantàsia attraverso i suoi molteplici mondi. Una storia che attirerà Bastiano più dell'immaginabile, tanto da farlo atterrare in Fantàsia, dove il rischio di perdere se stessi è più reale di quanto si pensi...

LA MIA ESPERIENZA Questo è un libro imprescindibile, ormai, dalla sua versione cinematografica, la quale ahimè ha invece allontanato molti dalla lettura del romanzo. Lo riporto con sommo dispiacere, in quanto da piccola ho amato il film e la sua indimenticabile colonna sonora, mentre ho poi appreso che proprio la pellicola ha fatto sì che molti non leggessero il libro, per la sua superficialità e sconclusionatezza. Beh, dopo aver concluso la versione cartacea de La storia Infinita, posso capire molte delle critiche mosse al film. Posso iniziare in un modo solo: il libro è tedesco, il film americano. E lo dico senza nessun snobismo, ma è indubbio che gran parte della personalità delle due culture sia filtrata nel riportare la medesima storia. Nel film si racconta solo la prima parte del romanzo, la missione di Atreyu e Fùcur, mentre la storia va avanti riportandoci l'esperienza di Bastiano dentro Fantàsia. Quindi manca un pezzo e la fine è stata pure modificata, facendo entrare Fantàsia nel mondo umano e non viceversa (non ho mai visto i seguiti, quindi non so se siano state riprese altre parti del libro). Alla fine sono rimasta sorpresa e impressionata dalla profondità di significato che si può trovare nel romanzo; è sicuramente uno di quei libri che si devono rileggere più volte, nel corso degli anni, per poter afferrare meglio i concetti filosofici che vi si nascondono. Il mondo della fantasia e dell'immaginazione viene preso a pretesto per affrontare il nostro mondo, ma in un modo così raffinato e poco scontato come si trova raramente. Bastiano deve entrare in Fantàsia per perdervisi, per allontanarsi dalla sua vita, solo per ritrovare se stesso e superare tutti i conflitti psicologici che la morte della madre, la freddezza del padre e la sua incapacità ad affrontare le difficoltà gli hanno provocato. E' un vero e proprio percorso iniziatico, al limite del comprensibile a volte, che però lo porterà a toccare i lati migliori e peggiori di sé, per ritornare nel nostro mondo cambiato, rafforzato. Un bambino nuovo che inizierà anche un nuovo rapporto col solo genitore rimastogli. 
Il mondo di Fantàsia è appunto questo, l'immaginazione libera e selvaggia, scevra da regole e logiche,  e che può essere sia buona che cattiva. L'Infanta Imperatrice è il principio che assicura l'esistenza sia del bene che del male, non giudica, ma lascia esistere, perché ci deve essere il serpente nero affinché esista il bianco nel simbolo dell'Auryn ed entrambi regolano il mondo. La scritta su Auryn, "Fa ciò che vuoi", ricorda quei principi secondo cui solo la nostra volontà vera e profonda può portarci alla felicità, ma per trovarla è necessario cadere nel buio e risollevarsi. 
E poi sì, certo, c'è il Drago della Fortuna! E tutte le creature che potete aver amato nel film! Ma sappiate questo: nel libro vi attende molto di più per sognare e anche per riflettere. 

P.s. Il mio preferito è Graogramàn! E cercate l'edizione con due colori e i capilettera decorati. Sono una delizia per gli occhi...

IN DUE PAROLE: onirico e profondo

La colonna sonora non si discute!



giovedì 28 agosto 2014

La figlia del capitano- Aleksandr Puškin




Titolo: La figlia del capitano
Autore: Aleksandr Puškin
Editore: Einaudi

Trama: un padre severo, un figlio ribelle spedito a prestare il servizio militare all'avamposto di Belogorsk, un bandito, una giovane donna contesa. Sullo sfondo di una Russia attraversata dalla rivolta cosacca di Pugačëv, tra duelli, scontri e prigionie, Aleksandr Puškin narra il contrastato amore tra due giovani, il nobile Grinëv e la dolce Maša, che per coronare il loro sogno dovranno superare innumerevoli traversie (sinossi presa dalla copertina del libro).


La mia esperienza:
 l'ho trovato molto carino. Breve, si legge in uno o due giorni, tanto da farlo cadere in quella linea sottile che divide il racconto lungo dal romanzo. L'autore usa la finzione del manoscritto ritrovato per parlare di Pugačëv ai tempi della censura dello Zar sul grande ribelle. Mi è piaciuto più di tutti proprio il personaggio del brigante, multi sfaccettato e accattivante, rude e brutale nel trattare i prigionieri, fatalista quanto basta per essere un buon russo e  anche nobile nel ricordare i propri debiti. La storia d'amore fra il protagonista e Mar'ja Ivanovna dona una dimensione in più alla trama, sebbene forse sia un po' stereotipata e prevedibile, trama che altrimenti sarebbe stata soltanto narrazione storica. Sono i personaggi che mi sono piaciuti tanto, molto caratterizzati e vivi, sicuramente catturano l'attenzione e su alcuni ne avrei voluto sapere di più, come sul dissoluto Švabrin, personaggio secondario ma intrigante. Il tutto scorre bene, non si sente il peso del tempo e per questo lo consiglierei a chi si vuole accostare alla letteratura russa, prima di affrontare i grandi tomi che possono spaventare un po'. 

In due parole: cavalleresco e avventuroso

lunedì 25 agosto 2014

Nord e Sud- Elizabeth Gaskell




Titolo Nord e Sud
Autrice Elizabeth Gaskell 
Editore Jo March


Trama: la vita di Margaret Hale scorre tranquilla nel Sud dell'Inghilterra, fra la società mondana di Londra e la pace della parrocchia del padre, un paesino in aperta campagna. La bufera arriverà con i dubbi di fede del genitore, che lo porteranno a dare le dimissioni e a spostare la famiglia a Nord, in una cittadina industriale, Milton, dove spera di fare il precettore. Margaret dovrà affrontare una nuova mentalità, nuovi ritmi di vita e parole mai sentite prima, conoscerà le prove della vita e dovrà modificare il suo pensiero, alla luce di cosa vedrà e chi frequenterà nella sua nuova città. Dentro di sé dovrà trovare la forza e il coraggio di ammettere i suoi errori e consolidare vecchi valori, per rinascere come una nuova persona.


La mia esperienza: ho seri problemi a condensare l'esperienza di lettura provata con questo libro. Una serie di aggettivi mi affollano la mente: meraviglioso, essenziale, emozionante, coinvolgente, ma non sarebbero abbastanza per raccontare il miscuglio di emozioni che questo romanzo mi ha dato. L'ho sentito fin dentro il midollo e da ora lo considero un caposaldo del mio bagaglio culturale e secondo me dovrebbe essere più conosciuto al grande pubblico.

Possiamo definirlo un romanzo di formazione, perché la protagonista, attraverso gravi vicissitudini matura e cambia la sua visione ristretta del mondo. È sicuramente una storia tragica, come gran parte dei prodotti letterari del suo periodo. È un affresco stupendo della Rivoluzione Industriale, della contrapposizione tra l'alta borghesia e il mondo degli industriali, e tra la realtà dei padroni delle fabbriche e quella degli operai, un duplice scontro sociale che viene descritto attraverso le storie personali dei personaggi. È difficile qui separare la voglia di analizzare gli aspetti sociologici dal fare una recensione come mio solito, in cui descrivo più quello che un libro mi ha dato da un punto di vista emotivo. Perché alla fine mi sono sentita molto arricchita, come se avessi viaggiato indietro nel tempo e avessi visto un pezzetto di quel periodo storico, ampliando la mia visione della storia e del commercio. Comunque non è solo questo: è il ritratto sentimentale di una giovane donna, alle prese con i dolori della vita, l'amore, le incomprensioni sentimentali, l'orgoglio e il pregiudizio, la vanità e l'umiltà. Oh, questo libro è sicuramente tante cose!

Mi ha lasciato stravolta perché ho rivisto un po' la storia della mia città, una volta centro manifatturiero tessile come Milton e più volte ho avuto le lacrime agli occhi. Per le similitudini, per quello che una tempo era ed ora non più, per come pensavamo in passato. Ho amato Milton per tutto questo, intensamente ed inaspettatamente anche, dato che sono estimatrice da sempre della campagna inglese e sogno un cottage nei Cotswolds (come Agatha Raisin!). Ma l'amore arriva così, quando e come meno te l'aspetti! E mi sono ritrovata ad emozionarmi per la vivacità di quelle strade, per gli scioperi e il mondo di padroni (come ancora diciamo qui) e operai, per la voglia di fare, per l'ingegno che mai riposa e che un tempo animava anche i miei concittadini. Non è soltanto questa analogia che mi ha stregato, anche quella visione di un mondo sull'orlo del cambiamento e della scelta che ciclicamente ci viene posta: cambiare o scomparire. Per la Gaskell la soluzione è l'incontro di visioni e valori, due mentalità che si devono fondere e crearne una nuova, simbolicamente rappresentata dalla nuova Margaret e dal nuovo Thornton.

Io lo consiglio e stra consiglio, lo porterei in tutte le scuole delle città in cui si trovano situazioni di crisi economica profonda, perché credo fermamente che possa portare un po' più di consapevolezza e magari anche speranza. Ritengo la figura di Thornton estremamente positiva e un possibile modello di ispirazione ancora oggi, con quei suoi vecchi, solidi valori ma anche l'ingegno e la voglia di emergere, la "fame" di soldi, che però non lo porta a scordarsi le sue origini, la speranza quando tutto è perduto, la nobiltà d'animo con cui affronta i problemi. Se i libri possono curare l'anima, questo può essere un gran dottore, in questo periodo storico.

(Unica nota dolente di cui avevo parlato anche su Facebook: personalmente, non approvo la linea adottata per la traduzione, troppo familiarizzante. Questa scelta, dichiarata nell'introduzione, di "ammodernare" la punteggiatura e la sintassi, secondo me, toglie un bel po' del fascino della letteratura di periodo. Per gli amanti, potrebbe essere una delusione, per un pubblico più ampio forse va bene, penso ai ragazzi nelle scuole. Comunque, non concordo, nel mio essere nessuno. Buone le note a piè di pagina, a volte essenziali per i mille rimandi che la Gaskell fa alla cultura anglicana e al Vecchio Testamento. La carta è sempre quella ottima della Jo March.)

In due parole: storico e attuale (ma quante ancora me ne verrebbero in mente!)

giovedì 14 agosto 2014

Borgo Propizio- Loredana Limone

Titolo: Borgo Propizio
Autrice: Loredana Limone
Editore: Guanda/ Tea


Trama: un paesino quasi fantasma, con uno spettro vero che lo anima nelle notti di luna piena, suscitando le superstizioni degli abitanti; una bottega maledetta che viene ristrutturata per farne un misterioso negozio nuovo, una zitella ancora piacente, un operaio dai mille volti, l'amore che viene e che va, un gioiello ritrovato... Borgo Propizio è tutto tranne che un paese morto! Le storie dei suoi uomini e delle sue donne danno vita a un romanzo corale, pastorale e divertente, dai toni leggeri e sfumati di rosa e giallo.

La mia esperienza: prima di tutto, devo dire di aver comprato il libro alla vigilia delle ferie, per avere una "lettura da spiaggia". Non me ne voglia l'autrice, ma se si va a rileggere cosa scelsi l'anno scorso, si può ben capire che tipo di libri mi vado a prendere per l'estate. Li definirei di "evasione", o sperimentali. Questo doveva tirarmi su, poichè l'ho comprato la settimana in cui la mia libreria di fiducia ha chiuso... Ma l'ho letto solo dopo, in ferie. E devo dire che non mi ha deluso affatto! Un libro composto da mille storie, per lo più d'amore, contornate con un gusto (e talento) gastronomico, tanta ironia e voglia di intrattenere. Niente sdolcinatezze, semmai una tenerezza materna per i personaggi che tocca il cuore di ognuno, facendoci commuovere fra una risata e l'altra. Lo accosterei allo splendido Chocolat, ma con toni più leggeri, da provincia italiana, in cui tutti ci possiamo rivedere. Un mistero sullo sfondo che si sfuma nel rosa, un pretesto per raccontare come la vita dovrebbe andare. Almeno ogni tanto.

In due parole: leggero e gustoso

venerdì 1 agosto 2014

Ogni nuovo inizio parte da una fine...


Credo che pochi posti siano importanti per un lettore quanto la libreria preferita. Essa diventa non solo il negozio dove comprare libri, ma un luogo di scambio di emozioni e di opinioni, dove si incontrano altri clienti abituali (si spera) e si stringono nuove conoscenze. Se la sintonia con i proprietari è buona, si passa di lì anche per prendere un caffè insieme e diviene difficile non fermarsi anche solo per un saluto tutte le volte che si passa da quella strada. A tutto questo sommate che vivo a cinque minuti a piedi dal negozio e due proprietari su tre sono miei cugini, mentre con l'altro siamo diventati buoni amici. Sommateci che Marito è un collezionista di libri, sempre alla ricerca della edizione rara, perfetta e che solo un maniaco della cura al cliente come mio cugino Luca poteva soddisfarlo... Era un idillio.

Ieri, per motivi di cui non parlerò nell'articolo perché molto personali, la libreria in questione ha chiuso, dopo nove anni di attività. Andrò in centro e non ci sarà più il mio luogo di ritrovo preferito, dove sprofondare nelle comodissime poltrone di pelle per "consultare libri" (sì, certo, poi in realtà diventava salotto ciarliero!). Mi direte, ne troverai un'altra, di librerie ce ne sono tante (ma nella mia città non è così vero, in quanto non abbiamo mai brillato per cultura), ti abituerai, certo certo. Il tempo passa e porta via tutto.

Quello che vorrei non portasse via, sono le bellissime emozioni che quel posto mi ha donato. Quindi, per non mettermi a piangere, vorrei parlare di queste e non di quanto mi mancherà, né delle polemiche che vengono fuori quando chiude una libreria. 

Vorrei ringraziare Luca, Fabio e Gabriele per gli anni di impegno e cura, per aver sempre dato una risposta educata e informata ai clienti e, devo dire che passando dal negozio anche solo per cianare un po', di richieste strane ne ho sentite. Vi vorrei ringraziare perché i libri li avete sempre letti e non solo venduti. Per avermi risposto anche mentre ero a Londra, davanti a un'edizione speciale di Beatrix Potter, per consigliarmi se prenderla o meno. Per aver avuto la possibilità di ordinare i libri via Facebook, Whatsapp o sms. Per aver condiviso gli scleri da Trono di Spade. Per avermi procurato la sceneggiatura di Downton Abbey. Per aver sempre selezionato e messo via la copia migliore e intonsa per mio marito. Per avermi fatto conoscere la lettura digitale e aver sempre trovato il tempo di assistere i clienti con i Kobo, anche se non vi sarebbe convenuto più di tanto. Per essere stati sempre col sorriso sulle labbra, anche ieri sera, anche con l'ultima cliente, per il vostro tocco umano. Per l'alcool fatto girare dai vostri amici fuori dal negozio, che erano tutti lì, a riprova di che persone splendide siete. Per le vostre lacrime una volta girata la serratura e spenta la luce.

Vi auguro una buona vita ragazzi, tanti anni di sacrifici non possono che portare a una nuova, migliore avventura.


La vostra "giugina" e amica, 
Rossella