giovedì 28 agosto 2014

La figlia del capitano- Aleksandr Puškin




Titolo: La figlia del capitano
Autore: Aleksandr Puškin
Editore: Einaudi

Trama: un padre severo, un figlio ribelle spedito a prestare il servizio militare all'avamposto di Belogorsk, un bandito, una giovane donna contesa. Sullo sfondo di una Russia attraversata dalla rivolta cosacca di Pugačëv, tra duelli, scontri e prigionie, Aleksandr Puškin narra il contrastato amore tra due giovani, il nobile Grinëv e la dolce Maša, che per coronare il loro sogno dovranno superare innumerevoli traversie (sinossi presa dalla copertina del libro).


La mia esperienza:
 l'ho trovato molto carino. Breve, si legge in uno o due giorni, tanto da farlo cadere in quella linea sottile che divide il racconto lungo dal romanzo. L'autore usa la finzione del manoscritto ritrovato per parlare di Pugačëv ai tempi della censura dello Zar sul grande ribelle. Mi è piaciuto più di tutti proprio il personaggio del brigante, multi sfaccettato e accattivante, rude e brutale nel trattare i prigionieri, fatalista quanto basta per essere un buon russo e  anche nobile nel ricordare i propri debiti. La storia d'amore fra il protagonista e Mar'ja Ivanovna dona una dimensione in più alla trama, sebbene forse sia un po' stereotipata e prevedibile, trama che altrimenti sarebbe stata soltanto narrazione storica. Sono i personaggi che mi sono piaciuti tanto, molto caratterizzati e vivi, sicuramente catturano l'attenzione e su alcuni ne avrei voluto sapere di più, come sul dissoluto Švabrin, personaggio secondario ma intrigante. Il tutto scorre bene, non si sente il peso del tempo e per questo lo consiglierei a chi si vuole accostare alla letteratura russa, prima di affrontare i grandi tomi che possono spaventare un po'. 

In due parole: cavalleresco e avventuroso

lunedì 25 agosto 2014

Nord e Sud- Elizabeth Gaskell




Titolo Nord e Sud
Autrice Elizabeth Gaskell 
Editore Jo March


Trama: la vita di Margaret Hale scorre tranquilla nel Sud dell'Inghilterra, fra la società mondana di Londra e la pace della parrocchia del padre, un paesino in aperta campagna. La bufera arriverà con i dubbi di fede del genitore, che lo porteranno a dare le dimissioni e a spostare la famiglia a Nord, in una cittadina industriale, Milton, dove spera di fare il precettore. Margaret dovrà affrontare una nuova mentalità, nuovi ritmi di vita e parole mai sentite prima, conoscerà le prove della vita e dovrà modificare il suo pensiero, alla luce di cosa vedrà e chi frequenterà nella sua nuova città. Dentro di sé dovrà trovare la forza e il coraggio di ammettere i suoi errori e consolidare vecchi valori, per rinascere come una nuova persona.


La mia esperienza: ho seri problemi a condensare l'esperienza di lettura provata con questo libro. Una serie di aggettivi mi affollano la mente: meraviglioso, essenziale, emozionante, coinvolgente, ma non sarebbero abbastanza per raccontare il miscuglio di emozioni che questo romanzo mi ha dato. L'ho sentito fin dentro il midollo e da ora lo considero un caposaldo del mio bagaglio culturale e secondo me dovrebbe essere più conosciuto al grande pubblico.

Possiamo definirlo un romanzo di formazione, perché la protagonista, attraverso gravi vicissitudini matura e cambia la sua visione ristretta del mondo. È sicuramente una storia tragica, come gran parte dei prodotti letterari del suo periodo. È un affresco stupendo della Rivoluzione Industriale, della contrapposizione tra l'alta borghesia e il mondo degli industriali, e tra la realtà dei padroni delle fabbriche e quella degli operai, un duplice scontro sociale che viene descritto attraverso le storie personali dei personaggi. È difficile qui separare la voglia di analizzare gli aspetti sociologici dal fare una recensione come mio solito, in cui descrivo più quello che un libro mi ha dato da un punto di vista emotivo. Perché alla fine mi sono sentita molto arricchita, come se avessi viaggiato indietro nel tempo e avessi visto un pezzetto di quel periodo storico, ampliando la mia visione della storia e del commercio. Comunque non è solo questo: è il ritratto sentimentale di una giovane donna, alle prese con i dolori della vita, l'amore, le incomprensioni sentimentali, l'orgoglio e il pregiudizio, la vanità e l'umiltà. Oh, questo libro è sicuramente tante cose!

Mi ha lasciato stravolta perché ho rivisto un po' la storia della mia città, una volta centro manifatturiero tessile come Milton e più volte ho avuto le lacrime agli occhi. Per le similitudini, per quello che una tempo era ed ora non più, per come pensavamo in passato. Ho amato Milton per tutto questo, intensamente ed inaspettatamente anche, dato che sono estimatrice da sempre della campagna inglese e sogno un cottage nei Cotswolds (come Agatha Raisin!). Ma l'amore arriva così, quando e come meno te l'aspetti! E mi sono ritrovata ad emozionarmi per la vivacità di quelle strade, per gli scioperi e il mondo di padroni (come ancora diciamo qui) e operai, per la voglia di fare, per l'ingegno che mai riposa e che un tempo animava anche i miei concittadini. Non è soltanto questa analogia che mi ha stregato, anche quella visione di un mondo sull'orlo del cambiamento e della scelta che ciclicamente ci viene posta: cambiare o scomparire. Per la Gaskell la soluzione è l'incontro di visioni e valori, due mentalità che si devono fondere e crearne una nuova, simbolicamente rappresentata dalla nuova Margaret e dal nuovo Thornton.

Io lo consiglio e stra consiglio, lo porterei in tutte le scuole delle città in cui si trovano situazioni di crisi economica profonda, perché credo fermamente che possa portare un po' più di consapevolezza e magari anche speranza. Ritengo la figura di Thornton estremamente positiva e un possibile modello di ispirazione ancora oggi, con quei suoi vecchi, solidi valori ma anche l'ingegno e la voglia di emergere, la "fame" di soldi, che però non lo porta a scordarsi le sue origini, la speranza quando tutto è perduto, la nobiltà d'animo con cui affronta i problemi. Se i libri possono curare l'anima, questo può essere un gran dottore, in questo periodo storico.

(Unica nota dolente di cui avevo parlato anche su Facebook: personalmente, non approvo la linea adottata per la traduzione, troppo familiarizzante. Questa scelta, dichiarata nell'introduzione, di "ammodernare" la punteggiatura e la sintassi, secondo me, toglie un bel po' del fascino della letteratura di periodo. Per gli amanti, potrebbe essere una delusione, per un pubblico più ampio forse va bene, penso ai ragazzi nelle scuole. Comunque, non concordo, nel mio essere nessuno. Buone le note a piè di pagina, a volte essenziali per i mille rimandi che la Gaskell fa alla cultura anglicana e al Vecchio Testamento. La carta è sempre quella ottima della Jo March.)

In due parole: storico e attuale (ma quante ancora me ne verrebbero in mente!)

giovedì 14 agosto 2014

Borgo Propizio- Loredana Limone

Titolo: Borgo Propizio
Autrice: Loredana Limone
Editore: Guanda/ Tea


Trama: un paesino quasi fantasma, con uno spettro vero che lo anima nelle notti di luna piena, suscitando le superstizioni degli abitanti; una bottega maledetta che viene ristrutturata per farne un misterioso negozio nuovo, una zitella ancora piacente, un operaio dai mille volti, l'amore che viene e che va, un gioiello ritrovato... Borgo Propizio è tutto tranne che un paese morto! Le storie dei suoi uomini e delle sue donne danno vita a un romanzo corale, pastorale e divertente, dai toni leggeri e sfumati di rosa e giallo.

La mia esperienza: prima di tutto, devo dire di aver comprato il libro alla vigilia delle ferie, per avere una "lettura da spiaggia". Non me ne voglia l'autrice, ma se si va a rileggere cosa scelsi l'anno scorso, si può ben capire che tipo di libri mi vado a prendere per l'estate. Li definirei di "evasione", o sperimentali. Questo doveva tirarmi su, poichè l'ho comprato la settimana in cui la mia libreria di fiducia ha chiuso... Ma l'ho letto solo dopo, in ferie. E devo dire che non mi ha deluso affatto! Un libro composto da mille storie, per lo più d'amore, contornate con un gusto (e talento) gastronomico, tanta ironia e voglia di intrattenere. Niente sdolcinatezze, semmai una tenerezza materna per i personaggi che tocca il cuore di ognuno, facendoci commuovere fra una risata e l'altra. Lo accosterei allo splendido Chocolat, ma con toni più leggeri, da provincia italiana, in cui tutti ci possiamo rivedere. Un mistero sullo sfondo che si sfuma nel rosa, un pretesto per raccontare come la vita dovrebbe andare. Almeno ogni tanto.

In due parole: leggero e gustoso

venerdì 1 agosto 2014

Ogni nuovo inizio parte da una fine...


Credo che pochi posti siano importanti per un lettore quanto la libreria preferita. Essa diventa non solo il negozio dove comprare libri, ma un luogo di scambio di emozioni e di opinioni, dove si incontrano altri clienti abituali (si spera) e si stringono nuove conoscenze. Se la sintonia con i proprietari è buona, si passa di lì anche per prendere un caffè insieme e diviene difficile non fermarsi anche solo per un saluto tutte le volte che si passa da quella strada. A tutto questo sommate che vivo a cinque minuti a piedi dal negozio e due proprietari su tre sono miei cugini, mentre con l'altro siamo diventati buoni amici. Sommateci che Marito è un collezionista di libri, sempre alla ricerca della edizione rara, perfetta e che solo un maniaco della cura al cliente come mio cugino Luca poteva soddisfarlo... Era un idillio.

Ieri, per motivi di cui non parlerò nell'articolo perché molto personali, la libreria in questione ha chiuso, dopo nove anni di attività. Andrò in centro e non ci sarà più il mio luogo di ritrovo preferito, dove sprofondare nelle comodissime poltrone di pelle per "consultare libri" (sì, certo, poi in realtà diventava salotto ciarliero!). Mi direte, ne troverai un'altra, di librerie ce ne sono tante (ma nella mia città non è così vero, in quanto non abbiamo mai brillato per cultura), ti abituerai, certo certo. Il tempo passa e porta via tutto.

Quello che vorrei non portasse via, sono le bellissime emozioni che quel posto mi ha donato. Quindi, per non mettermi a piangere, vorrei parlare di queste e non di quanto mi mancherà, né delle polemiche che vengono fuori quando chiude una libreria. 

Vorrei ringraziare Luca, Fabio e Gabriele per gli anni di impegno e cura, per aver sempre dato una risposta educata e informata ai clienti e, devo dire che passando dal negozio anche solo per cianare un po', di richieste strane ne ho sentite. Vi vorrei ringraziare perché i libri li avete sempre letti e non solo venduti. Per avermi risposto anche mentre ero a Londra, davanti a un'edizione speciale di Beatrix Potter, per consigliarmi se prenderla o meno. Per aver avuto la possibilità di ordinare i libri via Facebook, Whatsapp o sms. Per aver condiviso gli scleri da Trono di Spade. Per avermi procurato la sceneggiatura di Downton Abbey. Per aver sempre selezionato e messo via la copia migliore e intonsa per mio marito. Per avermi fatto conoscere la lettura digitale e aver sempre trovato il tempo di assistere i clienti con i Kobo, anche se non vi sarebbe convenuto più di tanto. Per essere stati sempre col sorriso sulle labbra, anche ieri sera, anche con l'ultima cliente, per il vostro tocco umano. Per l'alcool fatto girare dai vostri amici fuori dal negozio, che erano tutti lì, a riprova di che persone splendide siete. Per le vostre lacrime una volta girata la serratura e spenta la luce.

Vi auguro una buona vita ragazzi, tanti anni di sacrifici non possono che portare a una nuova, migliore avventura.


La vostra "giugina" e amica, 
Rossella