Titolo: Lost lake
Autrice: Sarah Addison Allen
Editore: St. Martin's Press
Trama: Kate apre gli occhi: è sveglia. Come mai lo è stata nell'ultimo anno. Anno in cui è rimasta vedova, ha venduto l'attività e la casa e lasciato che la suocera gestisse la vita sua e della figlia Devin. Ma ora è sveglia e decisa a riprendere in mano la situazione, a partire dalla figlioletta, otto anni e un vulcano di creatività. Giocando in uno scatolone, ritrovano una cartolina che Kate non aveva mai visto prima: viene da zia Eby e immortala Lost Lake, un resort vacanze di sua proprietà sulle rive di un lago, che Kate aveva visitato solo una volta da piccola. I suoi ricordi sono così belli, però, che Devin supplica la madre di portarcela. E così, un po' per rivivere la felicità di quell'estate, un po' per stare a contatto con la figlia prima dell'inizio della scuola, e un po' anche per scappare dal vicolo cieco in cui si era infilata, Kate parte alla volta del lago nascosto. Ma zio George è morto e zia Eby vuole vendere, nello sconforto generale degli affezionati clienti del camping, che tornano a loro volta per un'ultima, magica estate.
La mia esperienza: se fossi un uomo, sarei perdutamente innamorata di Sarah Addison Allen. Perché adoro i suoi libri (e ormai lo sanno anche i sassi), perché è una bellezza curvy, amante del cibo e della vita e leggere i suoi post, allegri e vitali, su Facebook mi illumina la giornata. E adoro la miscela tutta Southern America che usa per speziare i suoi romanzi, usando solo quella giusta dose di romanticismo che ci vuole ogni tanto, come il sale per un dolce.
Sarah (permettetemi di chiamarla per nome ormai) è una attenta osservatrice della natura umana, capace di dare vita alle sue immancabili "misfits" ogni volta trovando una sfumatura diversa. In Lost Lake ce ne sono a bizzeffe: una francese muta con un fantasma in cucina, una bimba con un "discutibile senso della moda", una donna che ha rinunciato da anni ai soldi del marito per sfuggire alle pressioni dei parenti. Un podologo schivo e amante del silenzio, una mangia uomini seriale ormai nella terza età ma a caccia dell'ottavo marito, un ragazzo con un passato di abusi familiari. L'arcobaleno stavolta è piu ampio di ogni altro suo libro, il che lo rende corale. Questa volta si affrontano più temi, ma mi pare di trovare come sottofondo comune il tema del sé e degli altri: la paura di fare qualcosa di altruistico, di aprirsi all'amore, oppure l'opposto, come Kate che ha vissuto troppo per un altro, dimenticandosi se stessa. Molto bella l'idea, molto bello lo stile assolutamente personale che contraddistingue l'autrice (mi sono innamorata di un paio di scelte linguistiche: "squirreled" per dire "messo da parte" mi ha mandato in visibilio). Notevole il paragrafo finale, un tocco delicato che mi ha colpito molto. Anche questa volta un ottimo romanzo.
Rispetto a The Peach Keeper mi ha entusiasmato un po' meno perché non ho trovato nessun personaggio "specchio" in cui rivedermi, ma questa è una cosa assolutamente personale e non toglie nulla al libro!
Da cercare, da leggere (per ora in inglese).
In due parole: magia e alligatori (non vi dico perché!)
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