Salve a tutti,
oggi vorrei parlare di uno stile di vita che mi è ormai ahimè familiare da 13 anni, ovvero quello del pendolare. Una vita costellata di ritardi, scioperi, cancellazioni, incendi, alluvioni, incidenti, suicidi sui binari e chi più ne ha, più ne metta. Ogni mattina ci svegliamo con l'ansiolitico pensiero "Sarà puntuale oggi?" (sto parlando dei tempi ante quem ProntoTreno, quegli anni oscuri che erano il primo decennio del Duemila), terrorizzati di fare tardi all'esame, al colloquio di lavoro (che poi a volte ti scartano proprio per il tuo essere un umano in movimento), all'incontro con i clienti e così via. Non voglio pensare alle rughe che accumulo ogni giorno, ai biglietti del bus sempre nel portafoglio (perché alla peggio ti infili nel traffico dell'ora di punta, sapendo che ci metterai solo un'ora e mezzo per fare 20 km), al treno delle 8,03 che sembra sempre più un carro bestiame a inizio anno accademico, a quello delle 18,38 che carro bestiame lo è sempre, tutto l'anno... Insomma, questo articoletto non riguarderà tanto le gioie di questa vita dinamica e sportiva, ma il lato che più o meno ci accompagna un po' tutti, noi martiri del rito quotidiano del treno, ovvero la lettura.
Non iniziai subito a essere un pendolare. Mi ci volle un po'. Perché non basta prendere il treno tutti i giorni per andare all'Università per essere definito tale. Il pendolarismo è uno stile di vita, una fede. Il Vero Pendolare sa tutto di tutte le fermate del treno, sa dove scendere e cambiare in caso di ultra ritardo di quello solito, sa a che binario trovare la coincidenza, conosce il Memorario a memoria, appunto, sa dirti quale treno ci sorpasserà a Sesto Fiorentino e perché ci si ferma sempre tra Rifredi e Santa Maria Novella, senza motivo apparente (perché deve passare l'Italo o il Freccia di turno), insomma, ci vuole esperienza per essere definito un Vero Pendolare. Molto spesso ci vogliono anni, in cui il carattere si forma sulle inadempienze del personale Trenitalia, sulla mancanza di orari appesi alla tua micragnosa stazione che non ha neanche una vera biglietteria, ma macchinette che o sono senza resto o si bloccano a metà percorso o sono oggetto della concupiscenza dei vari tossici che girano lì intorno.
All'inizio, parlavo. In treno parlavo. E quello è il primo tratto distintivo del Novello Pendolare, quello che si dà appuntamento con gli amici e addirittura cerca quattro posti vicini. Credetemi, quello non è essere professionisti del settore, non per egoismo, ma perché è una questione di sopravvivenza. Non so quante ore, anni della nostra vita sono spesi in quelle carrozze, per cui a un certo punto l'istinto si sviluppa, volente o nolente. Si impara a isolarci dal mondo, a non sentire la telefonata del tipo accanto (che in genere parla di: malattie, situazione economica personale, situazione sentimentale propria/ dell'amico vicino al tuo orecchio), a rendere quel posto, se c'è, un po' nostro, un po' casa nostra. E qui arriva il libro.
Il libro è l'alleato più potente del Vero Pendolare. Avete presente quando rientrate dal lavoro, con i piedi gonfi e quelle quattro paroline che vi sono rimaste in gola mentre parlavate con il cliente o il vostro capo, quando avete magari preso pure l'acqua e sapete che il gatto affamato avrà fatto pipì sul divano mentre eravate via, per protesta? Ecco, quel momento. In quel momento arriva il Viaggiatore Casuale che vuole fare quattro chiacchiere. A quel punto c'è solo una cosa da fare: tirare fuori un libro dalla borsa. Segnale inequivocabile per porre una barriera tra noi e mal di testa in agguato dal sedile di fronte.
Un buon libro può appassionarci talmente tanto da farci dimenticare dove siamo, ovvero in un luogo dove la concentrazione umana per metro quadro rivaleggia con quello delle carceri italiane, trasportandoci a Beirut, Londra, New York, Praga, dovunque si svolga la trama. Una finestra che si apre nelle nostre menti, offrendo uno sfogo al nostro povero spirito, martoriato da tante disavventure. Può risollevarlo, facendoci rilassare prima di accendere i fornelli della cena, prima di incontrare la persona che amiamo e che rischieremmo di trattare al pari di residuo organico lasciato sul marciapiede da un cane. Il libro è di sicuro il migliore amico di un Pendolare.
Il tipo di libro è indifferente, quello va in base ai gusti. Personalmente ho letto di tutto. Le caratteristiche fisiche però sono importanti: non troppo grande da non entrare in borsa, non troppo pesante, non troppo costoso, perché tanto si rovinerà comunque. Nella mia borsa ho sempre messo un sacchetto di plastica per avvolgerlo e proteggerlo dalla pioggia (esperienza madre di ogni conoscenza). Poi arrivò Lui. L'e-reader. La rivoluzione. Ora posso leggere malloppi, libri rari senza problemi, che tanto Lui pesa sempre uguale. Senza parlare della vanità concessa alle copertine che possono essere acquistate...
Ultimamente sto leggendo le edizioni Sellerio e devo dire anche nel formato cartaceo sono l'uovo di Colombo. Piccolo formato, prezzo contenuto e peso accettabile. E anche la scelta degli autori non è male per passare una mezzora in piacevole compagnia. Al momento sto leggendo Malvaldi, spassoso conterraneo e devo limitare le mie reazioni a sghignazzamenti silenziosi per non infastidire gli altri passeggeri. O incuriosirli tanto da far partire una conversazione, interrompendo la lettura. Che è anche peggio...
(Disclaimer: non sono così asociale come sembro, sono buona... ma non interrompetemi mai mentre leggo in treno... è un consiglio!)