mercoledì 25 febbraio 2015

Il mezzo re- Joe Abercrombie


Titolo: Il mezzo re
Autore: Joe Abercrombie 
Editore: Mondadori

Trama: Yarvi non doveva essere re: anche gli Dei parevano saperlo quando gli hanno negato la mano sinistra. Addestrato per tutta la vita ad essere ministrante, alla morte improvvisa di padre e fratello, Yarvi non solo si ritrova a essere re, ma anche ad essere vincolato da un giuramento alla vendetta sugli assassini della sua famiglia. Spinto dallo zio e dalla madre, muove guerra contro il sovrano del regno confinante, solo per scoprire che in realtà la vittima predestinata di quello scontro era egli stesso. Sopravvissuto per un caso del destino alla propria morte e venduto come schiavo, userà tutta la sua saggezza e astuzia per avere giustizia e riconquistare il trono.


La mia esperienza: un libro di avventure e guerra molto bello. Abercrombie crea un mondo molto simile all'Europa del Nord durante il medioevo e vi installa alcuni elementi fantastici, ma devo dire che non sono invasivi e l'opera travalica forse la definizione di fantasy e può essere gustata anche dai non amanti del genere. Magia non ce n'è, creature strane neanche (si nominano gli elfi ma non si vedono), solo tutta la ricchezza e la contraddizione del genere umano.

Per larga parte si tratta di un racconto nautico, cosa che non mi ha permesso di amare questo libro fino in fondo come invece avrei dovuto; così come l'assenza di grandi e belle descrizioni, cosa che mi aspetto sempre dai fantasy, forse a torto. Yarvi gira tutti i paesi che si affacciano sul Mare Infranto, ma se ne descrivono solo pochi e brevemente. Se amate l'azione e badate al sodo, non avrete di che lamentarvi, mentre io che amo gli autori con la capacità di farmi vedere il mondo in cui si muovono i personaggi, beh, non mi sono messa a sognare e anzi, sono rimasta tiepidina. Ma Abercrombie mescola abilmente tre generi: avventura, fantasy e romanzo di formazione con un pizzico di humor e buon senso britannico. Il risultato è sicuramente soddisfacente, la trama ben congegnata e anche ricca di sorprese. Belli i personaggi di contorno, forse anche più del protagonista: Sumael la misteriosa ragazza sfregiata, Jaud il gigante buono e su tutti Nulla, uomo che ha rinunciato al suo nome venti anni prima.

La lunghezza non eccessiva, 295 pagine con un layout riposante, rendono il libro accessibile anche a chi si spaventa davanti ai tomi. Inoltre, pur facendo parte di una trilogia, si può leggere benissimo anche singolarmente in quanto tutte le trame vengono chiuse, lasciando solo qualche porta aperta al futuro; aspetto questo che ho apprezzato particolarmente per il coraggio di uscire un po' dal coro che si sente cantare ultimamente nel settore fantasy. Sicuramente un buon romanzo.

Una piccola recensione anche per la traduzione, svolta correttamente e con abilità da Edoardo Rialti. Musica per i miei occhi, grande stile e signorilità come non si trovano quasi più. Ben fatto!


In due parole: intrighi di palazzo e avventure.

martedì 10 febbraio 2015

Lost Lake-Sarah Addison Allen



Titolo: Lost lake
Autrice: Sarah Addison Allen
Editore: St. Martin's Press

Trama: Kate apre gli occhi: è sveglia. Come mai lo è stata nell'ultimo anno. Anno in cui è rimasta vedova, ha venduto l'attività e la casa e lasciato che la suocera gestisse la vita sua e della figlia Devin. Ma ora è sveglia e decisa a riprendere in mano la situazione, a partire dalla figlioletta, otto anni e un vulcano di creatività. Giocando in uno scatolone, ritrovano una cartolina che Kate non aveva mai visto prima: viene da zia Eby e immortala Lost Lake, un resort vacanze di sua proprietà sulle rive di un lago, che Kate aveva visitato solo una volta da piccola. I suoi ricordi sono così belli, però, che Devin supplica la madre di portarcela. E così, un po' per rivivere la felicità di quell'estate, un po' per stare a contatto con la figlia prima dell'inizio della scuola, e un po' anche per scappare dal vicolo cieco in cui si era infilata, Kate parte alla volta del lago nascosto. Ma zio George è morto e zia Eby vuole vendere, nello sconforto generale degli affezionati clienti del camping, che tornano a loro volta per un'ultima, magica estate.

La mia esperienza: se fossi un uomo, sarei perdutamente innamorata di Sarah Addison Allen. Perché adoro i suoi libri (e ormai lo sanno anche i sassi), perché è una bellezza curvy, amante del cibo e della vita e leggere i suoi post, allegri e vitali, su Facebook mi illumina la giornata. E adoro la miscela tutta Southern America che usa per speziare i suoi romanzi, usando solo quella giusta dose di romanticismo che ci vuole ogni tanto, come il sale per un dolce.

Sarah (permettetemi di chiamarla per nome ormai) è una attenta osservatrice della natura umana, capace di dare vita alle sue immancabili "misfits" ogni volta trovando una sfumatura diversa. In Lost Lake ce ne sono a bizzeffe: una francese muta con un fantasma in cucina, una bimba con un "discutibile senso della moda", una donna che ha rinunciato da anni ai soldi del marito per sfuggire alle pressioni dei parenti. Un podologo schivo e amante del silenzio, una mangia uomini seriale ormai nella terza età ma a caccia dell'ottavo marito, un ragazzo con un passato di abusi familiari. L'arcobaleno stavolta è piu ampio di ogni altro suo libro, il che lo rende corale. Questa volta si affrontano più temi, ma mi pare di trovare come sottofondo comune il tema del sé e degli altri: la paura di fare qualcosa di altruistico, di aprirsi all'amore, oppure l'opposto, come Kate che ha vissuto troppo per un altro, dimenticandosi se stessa. Molto bella l'idea, molto bello lo stile assolutamente personale che contraddistingue l'autrice (mi sono innamorata di un paio di scelte linguistiche: "squirreled" per dire "messo da parte" mi ha mandato in visibilio). Notevole il paragrafo finale, un tocco delicato che mi ha colpito molto. Anche questa volta un ottimo romanzo. 

Rispetto a The Peach Keeper mi ha entusiasmato un po' meno perché non ho trovato nessun personaggio "specchio" in cui rivedermi, ma questa è una cosa assolutamente personale e non toglie nulla al libro!
Da cercare, da leggere (per ora in inglese).

In due parole: magia e alligatori (non vi dico perché!)

mercoledì 4 febbraio 2015

Nudi e crudi- Alan Bennett





Titolo: Nudi e crudi
Autore: Alan Bennett
Editore: Adelphi

Trama: una coppia dell'alta borghesia londinese torna a casa una sera e trova l'appartamento svaligiato. Nel senso che, della casa, sono rimasti soltanto i muri. Tutto andato: mobili, tappezzerie, effetti personali. I due coniugi vivranno la cosa in modo differente e sarà per loro un'opportunità che non viene data a molti, cioè di riflettere sulle proprie vite e ripartire da capo. Sapranno coglierla?

La mia esperienza: Terzo libro di Bennett che leggo. Anche questo molto breve, potrebbe essere un'ottima piece teatrale (e mentre scrivo scopro che qualcuno ci aveva già pensato). Come al solito Bennett indaga le dinamiche sociali inglesi con il suo umorismo tagliente che va dietro alle quinte nelle vite di persone ordinarie, come se ne trovano tanti. Mr e Mrs Ransome non sono altro che la copia dei nostri genitori, o parenti, o colleghi e datori di lavoro. Quante volte ci siamo chiesti come vivano la loro esistenza, queste persone perfette e inamovibili come i capelli di Moira Orfei! Respireranno pure loro? Proveranno sentimenti che li scarmiglino una volta ogni tanto? E se succedesse un uragano, come reagirebbero? Ecco, queste poche pagine di Bennett ci portano proprio a quel momento fatidico, in cui tutto cambia per chi non cambia mai. E noi, con sguardo voyeuristico, fra una risata e l'altra, scopriamo la loro intimità. 

Ne ho letti altri, di autori che vanno a scoperchiare le pentole, sollevare i veli della borghesia. Spesso non mi sono piaciuti, i loro libri mi sono sembrati talvolta delle geremiadi sulla propria incapacità di trovare un posto nel mondo. Ecco, se anche voi avete avuto la mia stessa esperienza, sappiate che Bennett non è così. Dotato di un umorismo, come ho già avuto modo di scrivere, alla Oscar Wilde, ci lascia di sasso mentre ridiamo, consapevoli di stare ridendo di noi stessi, colti in flagrante sul luogo del delitto. 


In due parole: umoristico e tagliente