Di ritorno dal Salone del Libro di Torino 2013. Dove osano le idee…
Sul treno di ritorno, mi sono ritagliata il tempo di visionare il materiale raccolto, conscia della frenesia lavorativa che mi aspetterà non appena metterò piede a casa. Ho quindi approfittato dell'ultimo squarcio di me time del weekend per passare in rassegna riviste letterarie e cataloghi che senza cernita ho infilato nella borsa. E come spesso accade, ho anche sfogliato i ricordi.
Che esperienza. Il mio primo Salone. Il primo non si scorda mai e credo proprio che sarà così. Arrivata a Torino sotto la mole dello stress accumulato in queste settimane, ho stentato a calarmi nell'aspettativa di ciò che mi attendeva varcati i cancelli del Lingotto, con grande disappunto di Marito. Ma è bastato poco, pochissimo, una volta entrata, per cancellare tutto e godermi questa incredibile emozione. All'inizio ero un po' stranita dalle dimensioni della manifestazione, che sì sapevo essere grande, ma non avevo capito quanto. Avevo paura di perdermi qualcosa, di non riuscire a vedere tutto, che poi questo tutto è un'utopia in quanto o si ha il dono della bilocazione o si deve innegabilmente rinunciare a qualcosa. Incontri, stand, presentazioni, pile e pile di libri, autori, fumettisti e chi più ne ha più ne metta! Un paradiso e credo di aver respirato carta e inchiostro poiché nel giro di pochi minuti la testa ha cominciato a girare e io a ridacchiare. Una sensazione del genere non la provavo da tantissimo tempo e mi sono sentita anche più giovane, come quando andavo ai miei primi grandi concerti.
E vedere Saviano, Daverio, Mauro Corona passarmi accanto mi ha ricordato di quando incrociavo Ville Valo nei corridoi dell'Astoria di Londra tanto mi sembrava di essere una fan davanti ai suoi idoli. Salterellare da un corridoio all'altro, ascoltare gli autori, fare shopping di libri e oggettistica mi ha proprio rigenerato lo spirito. Marito sentiva già il conto corrente piangere, ma devo dire che siamo riusciti a trovare un metodo nel nostro shopping: ci siamo concentrati su quegli autori, titoli o case editrici difficilmente reperibili a cose normali. Dato che viviamo vicini a una grande città e che non abbiamo problemi per quanto riguarda i mainstream, grazie anche al cugino libraio, abbiamo preferito riportare a casa ciò che non viene normalmente distribuito attraverso i canali più semplici. Devo dire che abbiamo anche evitato di visitare a lungo gli affollatissimi padiglioni di Feltrinelli, Mondadori, Einaudi, per non parlare della bolgia creatasi a casa Newton & Compton a causa della linea Live (quella a 0,99 €). La sensazione che ho avuto lì dentro è stata quella di essere in una libreria durante un'apertura festiva, quando la mia capacità di concentrazione e acquisto cala drasticamente. Quindi, grandi stand evitati.
Ma grandi emozioni provate. Sopratutto quando ho visto il corner della Iperborea, la casa editrice del mio corso di laurea in letterature nordiche. Avevo le lacrime agli occhi mentre illustravo a Marito i pregi di quelle meravigliose edizioni, dell'attente traduzioni e degli autori ricercati, quando la ragazza dietro al banco mi ha indicato un uomo alto e snello che si aggirava nei pressi del divanetto. Quell'uomo era Mikael Niemi, l'autore di uno dei miei libri preferiti, "Musica rock da Vittula"!! Sapevo che la presentazione del suo ultimo libro, "La piena", sarebbe stata solo il giorno seguente e già rimpiangevo di non potervi andare. Quindi, afferrato al volo uno dei suoi libri, mi sono fiondata ai divanetti per il classico "meet and greet", emozionata come una bambina davanti a Babbo Natale!
Devo dire che anche il look vuole la sua parte ed ogni appassionato di lettura sfoggiava la sua bella borsa di tela con su la citazione preferita. Io avevo scelto quella acquistata alla Library of Congress di Washington D.C. con la citazione di Jefferson "I cannot live without books". Questo è stato uno degli aspetti che più mi è piaciuto dell'esperienza, ovvero il senso di condivisione: sapevo di essere lì per lo stesso motivo degli altri, la passione della lettura. Come a un festival. Avrei preferito però avere anche un'occasione per condividere questo con altri, uno spazio blogger o un incontro di community. Questa potrebbe essere una delle strade da perseguire in futuro per il Salone, creare occasioni di incontro orizzontali e non front of soltanto, per permettere ai "bookworms" di scatenarsi nelle proprie passioni.
Altro acquisto effettuato di particolare interesse è stato un libro di G.R.R. Martin "Il battello del delirio" edito da Gargoyle books, fuori dalla meravigliosa saga di Westeros, dedicato questa volta all'horror fantasy e ai vampiri. Ora, io con la letteratura vampiresca ho dei problemi. Gli unici due libri che accetto sono "Dracula" e "Intervista col vampiro". Punto. Neanche i vari seguiti scritti dalla Rice per me hanno una qualche rilevanza. Ma qui le premesse del grande scrittore ci sono tutte e spero veramente di trovare un altro titolo da mettere nella mia cortissima lista di libri sul genere che hanno superato l'esame.
Restando sul tema fantasy, ho anche assistito alla presentazione di "Dragonero", una serie a fumetti che sarà edita da Bonelli e che già ha catturato l'attenzione di Marito.
Un'altra cosa che ha attirato la mia attenzione sono state le riviste letterarie. Ne ho prese diverse in omaggio e mi riprometto di leggerle per individuarne alcune da mettere in abbonamento. Dopo la felice esperienza con "Poets and writers" acquistato negli Stati Uniti, mi sono avvicinata a questo mondo dove si ha l'occasione di leggere autori emergenti e poco conosciuti, che però possono davvero rivelarsi una bellissima scoperta. Nonché di ritornare a quel genere che ho un po' trascurato che è il racconto breve.
A fine serata i piedi imploravano pietà (al Lingotto mancano spazi relax dove sedersi), ma l'animo era ringiovanito e rinvigorito dall'esperienza. Sicuramente da ripetere l'anno prossimo (stessa spiaggia, stesso mare)!
p.s. le foto a breve!! L'iphone ha seguito Marito al lavoro, non può stare senza il suo padroncino... ;)
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